Z e Parigi
Ora aperto in Rue du Faubourg Saint-Honoré 46, Parigi


Siamo entusiasti di presentare la nostra seconda boutique ZIMMERMANN a Parigi, situato all’angolo tra Rue du Faubourg Saint-Honoré e Rue d’Anjou, si estende su due piani di un elegante edificio anteguerra in un quartiere che include l'iconica Ambasciata Britannica e il Jardin des Champs-Élysées.
Progettato dallo Studio McQualter, il piano terra vanta pareti intonacate e pavimenti in marmo Palladiana. Ogni area ha un carattere unico, con espositori in legno recuperato e arredi moderni, tra cui poltrone in olmo danese e tavolini in stile Art Déco. Lo Studio McQualter ha scelto con cura l’illuminazione, come una lampada da tavolo Philippe Barbier, una lampada da terra Akari e un lampadario italiano del 1950.







La boutique presenta una serie di opere d’arte e pezzi vintage. Spiccano un’opera d’arte murale a sgraffito sopra la scala in cemento armato, un paravento cinese laccato rosso coromandel trasformato in armadio e altri pezzi, tra cui vasi modernisti di Nelly Yassef o Herman Kahler e dipinti di artisti come Troy Emery.




“LA REALIZZAZIONE”
OPERA D’ARTE MURALE A SGRAFFITO
L’opera d’arte murale della boutique Saint-Honoré è una creazione fluida realizzata in loco sopra la scala in cemento armato, commissionata dall’artista australiano Alasdair McLuckie ed eseguita in sgraffito bianco e blu dagli artigiani di Barcellona, Estucs Orior Garcia. Lo sgraffito è una tecnica di decorazione realizzata applicando strati di colore e incidendo poi la finitura per far emergere immagini, motivi, colori e texture contrastanti. Abbiamo già esposto il lavoro di Alasdair in cima alle scale della nostra boutique di Milano e sapevamo che sarebbe stato adatto alla nuova sede di Parigi grazie al suo stile grafico e dinamico.









"Il mio lavoro utilizza tecniche tradizionali d'arte e di artigianato e un processo meticoloso per esplorare l'eredità duratura dei movimenti canonizzati del modernismo, e la dinamica dell'influenza e dell'autenticità in senso più ampio. Considero tutti i miei lavori sempre più come collage (una tecnica profondamente novecentesca), nonostante il materiale effettivamente utilizzato per produrre l’opera. Perché il mio immaginario è inevitabilmente un mash up, un consumo e persino una digestione della storia dell’arte modernista”.
Alasdair McLuckie



